Senatore Centinaio: Renzi continua a sparare numeri anche per il DEF 2015

IMG_3883Documento di Economia e Fianaza (DEF)) 2015

Il Governo del DEF ha sottolineato due cose: il “tesoretto” e la fine della recessione per l’Italia.

Il tesoretto è un vero e proprio specchietto per le allodole, ma ha subito scatenato la corsa a decidere dove spendere questi 1,6 miliardi che sarebbero sbucati da non si sa dove.

La realtà è questa: nel DEF, che è un provvedimento programmatico (non ha dati a consuntivo ma previsioni che, per quanto rigorose, sono comunque pronostici e non fatti), il PIL per il 2015 è stimato dal Governo in crescita dello 0,7% anziché come previsto originariamente, allo 0,6%. E’ evidente che uno 0,1% di crescita in più od in meno è abbastanza discutibile, trattandosi di previsioni.

Questa variazione fa si che il rapporto deficit/PIL, parametro che l’Europa ci chiede di tenere al 2,6%, crescendo il PIL, diminuisce al 2,5%.

In sostanza quindi il tesoretto è DEFICIT, cioè possibilità di spesa extra fino ad arrivare al 2,6% del rapporto deficit/PIL.

NON sono soldi in più in entrata. E sono solo soldi UNA TANTUM, che se ci saranno varranno solo per il 2015 e sui quali non si può fare nessuna spesa permanente (tipo stipendi, o pensioni, o sgravi fiscali. Solo bonus che valgono per un solo anno- non può essere usato per gli esodati).

Ma a fronte di 1,6 miliardi di bonus, il Governo NON dice come troverà 16 miliardi, cioè 10 volte tanto, per evitare le clausole di salvaguardia (soprattutto l’aumento dell’IVA) che scatteranno dal 2016 perché già previsti dalla legge di stabilità.

Tutti gli analisti hanno redarguito il Governo rispetto ad un utilizzo inadeguato di tale margine, per l’UPB, la Corte dei Conti, la Banca d’Italia,  è imprudente utilizzare nel 2015 un margine che, in corso d’anno, non si può dare per acquisito e che è calcolato sulle previsioni di PIL più rosee possibili. Per la Lc Macro Advisors dell’ex capo economista del tesoro, addirittura il tesoretto “non emerge chiaramente dal Documento”;

La fine della recessione che il Governo ha sbandierato dipende NON dal Governo ma da fattori esterni: il basso prezzo del petrolio, il calo dello spread e la svalutazione dell’euro, come è scritto nello stesso DEF. Il DEF aggiunge poi che il Governo farà ulteriori 10 miliardi di tagli alla spesa pubblica (invece in stabilità aveva scritto che ne avrebbe fatti 16) ma non specifica in nessun modo come e quali tagli saranno fatti e a che punto sia la spending review, che è nelle mani del quarto commissario (Bondi, Giarda, Cottarelli e adesso Gutgeld).

Nonostante il DEF sostenga la messa in atto di una politica di contenimento del debito, la Banca d’Italia ha denunciato, con le ultime rilevazioni contenute nel supplemento al Bollettino statistico: Finanza pubblica, fabbisogno e debito, un nuovo record: il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato a febbraio 2015 di 3,3 miliardi rispetto a gennaio, salendo a 2.169,2 miliardi e raggiungendo ilmassimo storico, sopra il precedente picco di 2.167,7 miliardi del luglio 2014.

Il DEF non prevede alcuna revisione dei tagli previsti per gli enti locali e territoriali, che ammontano complessivamente tra il 2011 ed il 2015 (dalla prima manovra Monti all’ultima legge di stabilità del Governo Letta) ad almeno 25 miliardi di euro, e stanno determinando nelle prossime settimane la dichiarazione di default per molte province;

Nello stesso periodo, le amministrazioni centrali dello Stato hanno operato tagli molto inferiori, e addirittura il taglio delle spese dello Stato, previste del 3% in stabilità, è stato ridimensionato nel DEF al solo 1% con un contestuale aumento dei costi della Presidenza del Consiglio;

Il Governo è stato smentito anche sugli annunci relativi alla diminuzione della pressione fiscale: l’ISTAT ha tombalmente affermato che il peso fiscale si mantiene nel 2015 allo stesso livello del 2014 al 43,5% e aumenta di 6 decimi di punto nel 2016, circa 10 miliardi di euro;

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